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Sentiero della Memoria della Valle di Cintoia

Dettagli

Descrizione breve
Sentiero ad anello sui luoghi delle stragi nazifasciste del 1944
Data:

13 Marzo 2025

Tempo di lettura:

19 minuti

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Monumento
Monumento

Descrizione

SENTIERO DELLA MEMORIA DELLA VALLE DI CINTOIA

Progetto realizzato in collaborazione fra l'Amministrazione Comunale e la sezione ANPI "Pietro Ferruzzi" di Bagno a Ripoli

I luoghi delle stragi nazifasciste del 1944

The sites of the Nazi-Fascist massacres of 1944

Percorso ad anello, con inizio a La Panca, dal monumento alle vittime civili delle stragi nazifasciste del ’44 nel Comune di Greve. 

Difficoltà media per tratti di discesa ripida e necessità di attraversamento di guadi sui borri nel tratto fra La Panca e Buonasera. Una parte del percorso fra Buonasera e Querceto è su strada asfaltata.

L’escursione tocca alcuni dei luoghi dei più efferati eccidi compiuti dagli oppressori nazisti, con la vile collaborazione dei fascisti locali, nei giorni che precedono il passaggio del fronte della seconda guerra mondiale. A Villa Buonasera, il monumento si trova ai piedi di un’imponente quercia secolare. A Querceto, la lapide è posta sul muro del cortile interno del castello. Nel bosco di Venagrossa, il cippo è immerso nella vegetazione del pendio.

Fra le vigne di Querceto e il passo del Sugame, si apre un punto panoramico sulla valle di Cintoia e i prospicienti monti Scalari dove operava la Brigata partigiana Sinigaglia, e su Pian d’Albero, dove trovarono la morte partigiani e civili per mano dei nazisti.

Possibili estensioni su altri itinerari, in particolare da Rugliana verso San Giusto e Venagrossa, e viceversa.

A circular route that begins in La Panca at the memorial to the civilian victims of the Nazi-Fascist massacres of 1944 in the municipality of Greve.

The trail is of medium difficulty as it goes steeply downhill and involves crossing streams between La Panca and Buonasera. Part of the route between Buonasera and Querceto is on an asphalted road.

The trail route passes by the sites of some of the most brutal massacres carried out by the Nazis in the days leading up to the fighting of the front of the Second World War in this area, with the infamous collaboration of the local Fascists. At Villa Buonasera, the memorial stands under a huge, centuries-old oak tree. In Querceto, the memorial plaque is attached to the wall of the castle courtyard. In the Venagrossa forest, the memorial stone is surrounded by the vegetation of the hillside.

Between the Querceto vineyards and the Sugame Pass there is a viewpoint overlooking the Cintoia Valley and the Scalari Mountains, where the Sinigaglia partisan Brigade operated, and Pian d'Albero, where partisans and civilians were killed by the Nazis.

It is possible to continue your trek to join other trail routes, such as the path from Rugliana to San Giusto and Venagrossa and back.


Anello completo 

Lunghezza/Length: km 11

Quota altimetrica/Altitude: min. m 360, max m 600 s.l.m.

Dislivello/Difference in altitude: 350 metri

Tempo di percorrenza/Duration: circa 3 ore e mezza

Modalità di percorrenza/Means of travel: a piedi

Grado di difficoltà/Degree of difficulty: medio

Altimetria

 

1 Gli eccidi nella valle di Cintoia

“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”

“If you want to go on a pilgrimage to the place where our Constitution was born, visit the mountains, where the partisans perished, the prisons where they were detained, the fields where they were hanged. Every place where an Italian died to recover our freedom and dignity, go there, young people, think of them, because that is where our Constitution was born”.

(From Piero Calamandrei, 1995) 

(Piero Calamandrei, 1955)

Nell’estate del 1944, il fronte della seconda guerra mondiale attraversò il territorio del nostro Comune.

Furono mesi tragici per la popolazione, soprattutto nelle campagne dove i contadini vivevano ‘alla macchia’: nascosti nei boschi, appiattati nei rifugi, per sfuggire alla spietata caccia all’uomo messa in atto dagli occupanti tedeschi con la collaborazione dei fascisti locali.

I nazifascisti, ormai in ritirata, compirono orrende stragi di civili inermi per terrorizzare la popolazione affinché non aiutasse i partigiani della Brigata Sinigaglia che agivano sui Monti Scalari, in collegamento con gli Alleati, per liberare il territorio.

Da Lamole, in questa valle, fino a San Polo, furono catturate, torturate e uccise persone di ogni età. I loro nomi sono scritti nella lapide di questo monumento.

Ricordiamo tutte le vittime innocenti di quegli eccidi, che con il sacrificio della vita ci hanno permesso di conquistare libertà e democrazia.

Vittime delle stragi nazifasciste del 1944 nel Comune di Greve:

Natale Ardinghi, mezzadro, di anni 20, ucciso a Lamole

Quintilio Bandinelli, contadino, di anni 47, ucciso a Querceto

Carlo Bani, invalido, di anni 64, ucciso a Monte Moggio

Zelindo Bernacchioni, mezzadro, di anni 33, ucciso a Querceto

Dina Buoncristiani, staffetta partigiana, di anni 37, uccisa a Panzalla (San Polo)

Corinto Burgassi, contadino, di anni 55, ucciso a Villa Buonasera

Luigi Burgassi, mezzadro, di anni 67, ucciso a Uzzano

Dante Calvelli, mezzadro, di anni 35, ucciso a Venagrossa

Pindaro Ermini, bracciante, di anni 67, ucciso a Lucolena

Lino Falsettacci, partigiano, di anni 18, ucciso a Sant’Andrea a Campiglia

Giulio Fanucci, fattore, di anni 75, ucciso a Querceto

Gino Ferruzzi, mezzadro, di anni 28, ucciso a Venagrossa

Elio Forni, operaio agricolo, di anni 38, ucciso a Querceto

Dante Gabrotti, garzone, di anni 29, ucciso a Cintoia Bassa

Surien Kirakonzia, partigiano, di anni 26, ucciso a Monte Moggio

Armando Merendoni, contadino, di anni 21, ucciso a Lucolena

Pietro Olmastroni, mezzadro, di anni 68, ucciso a Lucolena

Natale Pacenti, mezzadro, di anni 33, ucciso a Villa Buonasera

Olinto Paolini, mezzadro, di anni 61, ucciso a Querceto

Giulio Parigi, contadino, di anni 16, ucciso a Strada in Chianti

Ettore Parrini, artigiano, di anni 20, ucciso a Monte Moggio

Antonio Pianigiani, mezzadro, di anni 55, ucciso a Querceto

Gino Pianigiani, mezzadro, di anni 21, ucciso a Querceto

Alessandro Rossi, partigiano, di anni 20, ucciso a Monte Moggio

Silio Scarselli, commerciante, di anni 48, ucciso a Villa Buonasera

Pietro Stefanini, maresciallo dei Vigili urbani di Firenze, di anni 57, ucciso a Panzalla (San Polo)

Fedele Vettori, commerciante di legname, di anni 49, ucciso a Villa Buonasera

Ferdinando Vettori, mezzadro, di anni 45, ucciso a Villa Buonasera

In the summer of 1944, the fighting of the Second World War arrived here, on our territory.

They were tragic months for the population, especially in the countryside where farmers lived in hiding: concealed in the woods, crouched in shelters, to escape the ruthless manhunt carried out by the occupying German forces with the collaboration of local Fascists. 

The Nazi-Fascists, now in retreat, carried out horrendous massacres of defenceless civilians to terrorize the population, and discouraged them from helping the partisans of the Sinigaglia Brigade, which was active in the Scalari mountains, coordinating with the Allies, to free the territory.

From Lamole, in this valley, to San Polo, people of all ages were captured, tortured and killed. Their names are written on the plaque of this monument. 

We remember all the innocent victims of those massacres, whose sacrifice allowed us to win back our freedom and democracy. 

Victims of the 1944 Nazi-Fascist massacres in the Municipality of Greve:

Natale Ardinghi, mezzadro, di anni 20, ucciso a Lamole

Quintilio Bandinelli, contadino, di anni 47, ucciso a Querceto

Carlo Bani, invalido, di anni 64, ucciso a Monte Moggio

Zelindo Bernacchioni, mezzadro, di anni 33, ucciso a Querceto

Dina Buoncristiani, staffetta partigiana, di anni 37, uccisa a Panzalla (San Polo)

Corinto Burgassi, contadino, di anni 55, ucciso a Villa Buonasera

Luigi Burgassi, mezzadro, di anni 67, ucciso a Uzzano

Dante Calvelli, mezzadro, di anni 35, ucciso a Venagrossa

Pindaro Ermini, bracciante, di anni 67, ucciso a Lucolena

Lino Falsettacci, partigiano, di anni 18, ucciso a Sant’Andrea a Campiglia

Giulio Fanucci, fattore, di anni 75, ucciso a Querceto

Gino Ferruzzi, mezzadro, di anni 28, ucciso a Venagrossa

Elio Forni, operaio agricolo, di anni 38, ucciso a Querceto

Dante Gabrotti, garzone, di anni 29, ucciso a Cintoia Bassa

Surien Kirakonzia, partigiano, di anni 26, ucciso a Monte Moggio

Armando Merendoni, contadino, di anni 21, ucciso a Lucolena

Pietro Olmastroni, mezzadro, di anni 68, ucciso a Lucolena

Natale Pacenti, mezzadro, di anni 33, ucciso a Villa Buonasera

Olinto Paolini, mezzadro, di anni 61, ucciso a Querceto

Giulio Parigi, contadino, di anni 16, ucciso a Strada in Chianti

Ettore Parrini, artigiano, di anni 20, ucciso a Monte Moggio

Antonio Pianigiani, mezzadro, di anni 55, ucciso a Querceto

Gino Pianigiani, mezzadro, di anni 21, ucciso a Querceto

Alessandro Rossi, partigiano, di anni 20, ucciso a Monte Moggio

Silio Scarselli, commerciante, di anni 48, ucciso a Villa Buonasera

Pietro Stefanini, maresciallo dei Vigili urbani di Firenze, di anni 57, ucciso a Panzalla (San Polo)

Fedele Vettori, commerciante di legname, di anni 49, ucciso a Villa Buonasera

Ferdinando Vettori, mezzadro, di anni 45, ucciso a Villa Buonasera

2 Eccidio di Villa Buonasera

Nel luglio del 1944 questa valle era occupata dai tedeschi che avevano posto il comando a Villa Buonasera. Sui Monti Scalari operavano i partigiani della Brigata Sinigaglia. I tedeschi, a corto di viveri e ormai incalzati dagli eserciti alleati, erano sempre più incattiviti nei confronti della popolazione, pronti a scatenare feroci rappresaglie al minimo sospetto che la gente collaborasse con i ribelli. Un contadino aveva nascosto i buoi nei boschi della Fonte al Gallo, sul versante del monte di Badia Montescalari. Il 20 luglio, i tedeschi scoprirono dove era nascosto il bestiame, il contadino chiamò in aiuto i partigiani e ci fu un conflitto a fuoco: furono feriti due tedeschi uno dei quali in modo grave. I tedeschi feriti furono portati a Villa Buonasera e lì quello più grave morì. Fu questa la causa che scatenò l’ordine immediato del rastrellamento di uomini dalle case coloniche circostanti. Gli ostaggi furono rinchiusi nella villa e minacciati di morte se non avessero rivelato chi aveva ucciso l’ufficiale tedesco. Il mattino seguente, 21 luglio, un sergente tedesco chiamò Fedele Vettori, Natale Pacenti, Ferdinando Vettori, Olinto Burgassi e Silio Scarselli, quest’ultimo preso all’ultimo momento al posto di Giuseppe Vettori.

I cinque uomini furono fucilati nei pressi di una quercia secolare vicina a Villa Buonasera. Giuseppe Vettori fu costretto a ricoprire la buca con i cadaveri dei compagni, poi fu fatto salire su un camion, insieme agli altri ostaggi catturati e destinati ai campi di lavoro.

Le famiglie delle vittime seppero della morte dei loro congiunti solo il giorno 27 quando, fuggiti i tedeschi, arrivarono gli Alleati.

Come racconta il parroco don Raspini nel suo diario: “… attaccai un doppio di campane ed il popolo disperso nel bosco e appiattato nel rifugio si riversò alla pieve. Le madri, le figlie… le vedove piansero per breve tempo per la liberazione. Seppero allora dei loro cari fucilati”.

The Massacre of Villa Buonasera 

In July 1944, this valley was occupied by the Germans, who had established their headquarters at Villa Buonasera. The partisans of the Sinigaglia Brigade were active in the Scalari mountains. The Germans, short of supplies and with the advancing allied armies hot on their heels, became more and more ruthless towards the local population. The slightest suspicion of any help offered to the rebels was enough to provoke a brutal retaliation. A farmer had hidden his oxen in the woods of Fonte al Gallo, on the slopes of Badia Montescalari. On July 20, the Germans discovered where the cattle were hidden, the farmer called on the partisans for help and there was an armed battle: two German soldiers were wounded, one of them seriously. The wounded Germans were taken to Villa Buonasera, where the more severely injured soldier died. This was the excuse that triggered the immediate order for the roundup of men from the surrounding farmhouses. The hostages were imprisoned in the villa and threatened with death if they did not reveal who had killed the German officer. The next morning, on July 21, a German sergeant called the names of Fedele Vettori, Natale Pacenti, Ferdinando Vettori, Olinto Burgassi, and Silio Scarselli, who was taken in the place of Giuseppe Vettori at the last minute. The five men were executed near an ancient oak tree close to Villa Buonasera. Giuseppe Vettori was forced to fill the pit with the bodies of his fallen companions, he was then loaded onto a truck, along with other captured hostages, and sent to forced labour camps. The families of the victims only learned of the death of their loved ones on July 27, when the Allies arrived and the Germans had fled. As the parish priest Don Raspini wrote in his diary: "... I rang a double toll of the bells, and the people hidden in the woods and in shelters poured into the parish church. The tears of the mothers, the daughters... the widows were shed only briefly for the liberation and then they learned of the execution of their loved ones."

3 Eccidio di Querceto

In questo antico castello, il 24 luglio 1944, nei giorni del passaggio del fronte della seconda guerra mondiale, si compì un eccidio efferato di civili inermi da parte degli occupanti tedeschi che, prima di abbandonare il luogo, vollero lasciare una scia di sangue alle loro spalle infierendo sulla popolazione seguendo le indicazioni del bando del 17 giugno ’44 del feldmaresciallo Kesselring, comandate delle truppe tedesche in Italia.

Gli ostaggi catturati furono radunati al castello, sede locale del comando tedesco, e costretti a scavare le buche, poi, con le mani legate dietro la schiena, fucilati sull’orlo della fossa. Due di essi furono uccisi in modo ancora più crudele: legati a un palo e torturati con mazze e altri attrezzi agricoli.

Tutto questo sotto gli occhi della figlia del proprietario, Anna François, una bambina di dodici anni, che proprio in quel momento era uscita dal rifugio scavato sottoterra. 

Tra le vittime anche il fattore dell’azienda agricola: Giulio Fanucci, di anni 75.

Gli altri erano tutti agricoltori: Quintilio Bandinelli, Elio Forni, Olinto Paolini, Pietro Olmastroni, Antonio Pianigiani e suo figlio Gino. Il figlio era stato costretto a portare le bestie al castello e il padre, non vedendolo tornare, andò a chiedere che fosse rilasciato ma fu imprigionato e ucciso anche lui.

Fu anche compiuto un rastrellamento in tutta la zona degli uomini tra i venti e i quarant’anni che furono condotti nei campi di concentramento in Germania; fra questi anche il proprietario del castello di Querceto, Carlo François.

Le vittime sono ricordate nella lapide apposta sul muro del cortile del castello.

The Massacre of Querceto

In this ancient castle, on July 24, 1944, during the fighting of the front of WW II, the occupying German troops brutally massacred some defenceless civilians. The Germans wanted to leave a trail of blood behind them before abandoning their position, using violence against the population, as ordered by the German commander in chief in Italy, field-marshal Kesselring in his proclamation of 17 June 1944. 

The captured hostages were brought to the castle, which the Germans had made into their local headquarters, and were forced to dig their own graves. Then, with their hands tied behind their backs, they were executed by a firing squad, standing on the edge of the pit. Two of them were killed in a more atrocious way: they were tied to a pole and tortured with clubs and other farm tools. 

As she crawled out of underground shelter, Anna François, the twelve-year-old daughter of the owner, became an eyewitness to the massacre.

Among the victims was also the farm overseer: Giulio Fanucci, 75-years-old.

The other victims were all farm workers: Quintilio Bandinelli, Elio Forni, Olinto Paolini, Pietro Olmastroni, Antonio Pianigiani and his son Gino. The son had been forced to bring his farm animals to the castle and the father, not seeing him come back, went to beg for his release but was instead imprisoned and killed as well.

All men between the ages of 20 and 40 in the area were rounded up. They were then taken to concentration camps in Germany; among these there was also the owner of the Querceto castle, Carlo François.

The victims are commemorated on the memorial stone placed on the wall of the castle's courtyard. 

4 Eccidio nel bosco di Venagrossa

In questo luogo, il 24 luglio 1944, furono fucilati dai tedeschi Gino Ferruzzi e Dante Calvelli, due coloni inermi, strappati alla vita senza alcun motivo, solo per la ferocia dei nazifascisti che, al passaggio del fronte della seconda guerra mondiale, si abbandonarono a crudeltà inaudite prima di essere cacciati verso nord dagli Alleati.

I due giovani abitavano in case coloniche lontane da qui, nel versante di Greve. Gino Ferruzzi a Ruglianella, Dante Calvelli a Rugliana. 

Erano stati catturati insieme, mentre tornavano da governare le vacche che avevano nascosto nel bosco di Uzzano per sottrarle alle razzie dei tedeschi; quando erano ormai vicini al deposito dell’acqua nel bosco delle Fontanelle, dove erano rifugiati gli altri familiari, furono sorpresi da due tedeschi sbucati all’improvviso dalla vegetazione. Gino e Dante, disarmati, non poterono fare nulla; i loro familiari, nascosti a pochi metri da lì, li videro allontanarsi con le mani legate dietro la schiena e il mitra puntato alle spalle.

La mattina seguente, all’alba, dopo una battaglia infuriata tutta la notte, gli inglesi scesero da San Michele verso il passo del Sugame e giunsero a Rugliana, costringendo i tedeschi a fuggire verso San Giusto e la Valle di Cintoia.

Per le famiglie Ferruzzi e Calvelli la guerra sembrava finita, ma di Gino e Dante non si sapeva nulla.

Purtroppo, dopo alcuni giorni, i loro cadaveri furono ritrovati nel bosco di Venagrossa, coperti da delle fascine.

Dante Calvelli aveva 36 anni; la sua famiglia aveva già perso, un mese prima, altri parenti, i Cavicchi, padre, figlio e nipote, nella strage di Pian d’Albero.

Gino Ferruzzi aveva 28 anni; la sua famiglia lo ricorda così: “La guerra che ha devastato la terra nostra, ci ha ferito nel profondo del cuore colpendo te, o Gino, col piombo nefando degli assassini tedeschi. Sei uno della fitta schiera di vittime eroiche ed innocenti il cui sangue purifica l’onta di passati errori e riconduce la Patria sul piano della sua nobile e storica grandezza. A te l’eterno ed affettuoso rimpianto della madre, delle sorelle, del fratello e della tua fidanzata che piange in te il tramonto della felicità sognata”.

Questi sono i fatti della storia, una storia personale per i familiari delle vittime, una storia collettiva per tutti i cittadini della nostra Comunità.

The massacre in the Venagrossa wood

On this site, on 24 July 1944, two young farmers, Gino Ferruzzi and Dante Calvelli, were executed by the Germans. Their lives were cut short for no reason, merely due to the brutality of the Nazis who, as the fighting progressed north in World War II, committed unspeakable atrocities before being driven north by the Allies. 

The two young men both lived in farmhouses quite far from here, on the Greve hillside. Gino Ferruzzi at Ruglianella, Dante Calvelli at Rugliana. 

They were captured together as they were on their way back from feeding the cows that they were hiding in the woods of Uzzanoto save them from the German raids. When they were close to the water depot in the Fontanelle woods, where the rest of their family had taken refuge, they were caught by two Germans who suddenly appeared from the undergrowth. Gino and Dante, unarmed, could do nothing. Their families, hidden not very far from them, saw them being taken away at rifle point with their hands tied behind their backs. 

At dawn the following morning, after a furious battle that had gone on allnight, the British moved down from San Michele towards the Pass of Sugame. They reached Rugliana, forcing the Germans to escape towards San Giusto and the Cintoia valley. 

For the Ferruzzi and Calvelli families, the war seemed to be over, but there was no news of Gino and Dante. Unfortunately, several days later, their bodies were found in the woods of Venagrossa covered with firewood. Dante Calvelli was 36 years old; his family had already lost other relatives one month earlier, the Cavicchis, father, son and grandson, in the massacre of Pian d’Albero. 

Gino Ferruzzi was 28 years old; his family remembers him like this: “The war that devastated our land, also left a deep wound in our hearts, when the evil bullets of the German assassins took you, our Gino. You are one of the many heroic and innocent victims, whose blood purges the dishonour of past errors and leads the Fatherland back to retrieve its noble and historic greatness. To you, the eternal and loving sorrow of your mother, sisters, brother and your fiancée who mourns the tragic end to your dreams of happiness.” 

These are the historical facts, a personal story for the families of the victims and a collective story for all the citizens of our Community. 

Paesaggio della memoria

Da questo punto di osservazione vicino al Passo del Sugame si può avere una visione di insieme dei luoghi toccati dal “Sentiero della memoria della Valle di Cintoia” e dal “Sentiero della memoria Monti Scalari e Pian d’Albero”. In primo piano, nella valle sottostante, i luoghi degli eccidi qui compiuti nel luglio ’44; nelle colline prospicienti, quelli nei quali dalla primavera dello stesso anno operavano e si erano acquartierate, prima sul Monte Castellino, poi anche sul Poggio la Sughera e sul Poggio Tondo, le formazioni partigiane che dal giugno andarono a costituire la Brigata Sinigaglia. C’era infatti la volontà di andare a costituire una grande brigata a sud di Firenze che al momento opportuno potesse avanzare verso la città e furono quindi fatti qui confluire, insieme ad uomini che avevano già in precedenza operato in questa zona con la “Fantasma” o con altri gruppi, bande partigiane come la “Castellani”, la “Chiatti” o la “Faliero Pucci-Stella Rossa”. I contadini delle case coloniche della zona, in particolar modo le famiglie Venturi a Casa al Monte e a Monte Moggio e Cavicchi a Pian d’Albero, davano loro asilo, facevano il pane per loro, e collaboravano al controllo del territorio. La popolazione della Valle di Cintoia era al corrente della presenza dei partigiani e le botteghe contribuivano, di nascosto, all’approvvigionamento di viveri e sigarette. Il 20 giugno, i nazifascisti individuarono Pian d’Albero e attaccarono il casolare. Nello scontro caddero partigiani e civili, altri furono catturati; condotti a Sant’Andrea a Campiglia, furono impiccati ai gelsi che fiancheggiavano la strada per Figline e lasciati appesi come monito per la popolazione. Fra questi, il giovanissimo Aronne Cavicchi. Un mese dopo, il 20 luglio, nei boschi della Fonte al Gallo, avvenne uno scontro a fuoco fra tedeschi e partigiani, intervenuti per impedire la razzia delle vacche di un contadino, a seguito del quale si scatenò la rappresaglia nazista che portò agli eccidi di civili nella Valle di Cintoia fra il 21 e il 24 luglio. 

Va comunque ribadito come le stragi di civili fossero parte di una precisa strategia e di una politica di occupazione condotte contro la popolazione, quasi sempre a prescindere da attacchi messi in atto dal movimento di Resistenza, di una programmatica aggressione contro gli inermi che conta più di 5.000 episodi nel nostro Paese, consultabili in rete nell’Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia. 

Memorial landscape

From here near the Sugame Pass you can get a good view of the locations that make up the “Memorial trails of the Cintoia Valley” and the “Scalari Mountains and Pian d’Albero”. In particular, in the valley below, are the sites of the massacres that took place here in July 1944; while on the overlooking hills are the places where, during the spring of the same year, the partisan groups operated, which, from June on, formed the Sinigaglia Brigade and which had set up camp; first on monte Castellino, then also on Poggio La Sughera and Poggio Tondo. The plan was to form a bigger brigade south of Florence which could march on the city, at the right moment. For this reason, the groups of partisans assembled here, along with the men who had already cooperated in this area in the past, with the “Fantasma” (ghost) or with other groups of partisans like “Castellani”, “Chiatti” or “Faliero Pucci-Stella Rossa”. The farmers living in the farm houses of the area, especially the Venturi, from Casa al Monte, Monte Moggio and Cavicchi families in Pian d’Albero, offered them refuge, made bread for them, and helped them control the territory. The inhabitants of the Cintoia Valley knew of the presence of the partisans and the shops helped supply them in secret with food and cigarettes. On June 20th, the Nazi-Fascists discovered Pian d’Albero and attacked the farm house. During the battle both partisans and civilians were killed, others were captured; these were then led to Sant’Andrea a Campiglia, where they were hung from the mulberry trees that lined the road to Figline and were left to hang there as a warning to the citizens.

One of these was young Aronne Cavicchi. One month later, on 20th July, in the woods of Fonte al Gallo, there was an exchange of fire between Germans and partisans. The partisans had intervened to stop them raiding a farmer’s cattle. The ensuing retaliation by the Nazi soldiers led to the massacres of civilians in the Cintoia Valley between 21st and 24th July.

It is important to say again that the massacres of civilians were part of a precise strategy and of an occupation policy against the population, which were rarely related to attacks of the Resistance movement. More than 5000 episodes of premeditated violence against innocent people took place in our country, and are reported in the atlas of Nazi-Fascist massacres in Italy online.

La traduzione dei testi è curata dagli studenti della classe 3^ I, a.s. 2024-2025, del Liceo Scientifico - Sezione Cambridge - dell'I.S.I.S. Gobetti-Volta di Bagno a Ripoli

Luoghi

La Panca

La Panca

La Panca è un nucleo abitativo presente nel Comune di Greve in Chianti.
La Panca si trova sulla strada SP66.
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Ultimo aggiornamento:

17/06/2025, 13:36